Da quando è iniziata l’emergenza Covid-19 anche nella nostra ASL non abbiamo perso tempo dal primo caso accertato. Nel giro di una settimana abbiamo creato una seconda Terapia Intensiva all’Ospedale di Sestri Levante dapprima con 5 posti letto poi progressivamente aumenti fino a raggiungere 12 posti letto. Anche noi siamo stati travolti da questo tsunami di pazienti con grave insufficienza respiratoria acuta.
Sono state settimane di duro lavoro sia per medici che per infermieri, ma la cosa toccante è stato vedere molti pazienti farcela, uscire attraverso le cure dalla Terapia Intensiva. Leggi tutto “Una corsa contro il tempo”
Un pesce fuor d’acqua
Sono tornata a lavorare dopo più di un mese, forzatamente esclusa da questa battaglia a causa proprio di un’infezione da coronavirus. Sono stata proiettata in un mondo a me sconosciuto, i cui protagonisti sono i colleghi, gli infermieri, gli OSS, il personale delle pulizie che in questi 35 giorni di mia assenza non si sono mai risparmiati. Volti stanchi, sfiniti, provati…corpi che non si sono mai arresi alla fatica.
Ho girato per gli ambienti che non riconosco più, cercando di riappropriarmi della partecipazione alla nuova organizzazione. Un pesce fuori d’acqua, insomma. Leggi tutto “Un pesce fuor d’acqua”
…un po’ come mettere a costruire un muro un liutaio, uno scrittore e un panettiere
Da un giorno all’altro, mentre l’Italia chiudeva, a noi operatori sanitari sono state annullate le ferie e raddoppiati i turni, ma quasi non ce ne siamo accorti. Abituati da sempre al sottile senso di colpa nei confronti delle nostre famiglie per weekend, feste e notti passate in ospedale anziché con i nostri cari abbiamo avvertito un vago sollievo. “Stasera non ci sono a cena”, “Questo weekend lavoro”, “Possiamo festeggiare il compleanno di papà venerdì anziché giovedì? Perché faccio notte”.
All’improvviso tutto il resto del mondo è a casa, non organizza feste, non progetta weekend fuori porta, non compra biglietti di concerti ed eventi. Nessuna desiderata, nessun “Speriamo che martedì mi capiti di fare mattino così riesco ad andare a Yoga”. Da un giorno all’altro lavorare in questo mondo ribaltato è diventato quasi un privilegio: siamo gli unici ad uscire di casa, gli unici a percorrere la città deserta, il traffico ormai un ricordo lontano, e a sapere se fuori fa freddo o c’è il sole. Leggi tutto “…un po’ come mettere a costruire un muro un liutaio, uno scrittore e un panettiere”
Sotterrerò il mio bagaglio emotivo
Sono un infermiera di 35 anni e da 3 lavoro in terapia intensiva della cardiochirurgia. Momenti difficili in questi anni ci sono stati, sono sempre stati all’ordine del giorno… pz giovani con prognosi infauste, ritmi e carichi di lavoro pesanti, stanchezza emotiva, ecc… ma ad oggi credo che questo sia il periodo più stressante emotivamente e fisicamente della mia vita.
Stiamo lavorando con ritmi di lavoro elevatissimi che ti fanno sfuggire tutti quei particolari che un mese erano la routine, che ti fanno pensare una volta in più a quello che stai facendo… Leggi tutto “Sotterrerò il mio bagaglio emotivo”
“Ma la voce?”
Fino a due settimane fa, la maggior parte dei pazienti viveva o moriva, a prescindere dallo sforzo. Invece ora sembra esserci più tempo. Sicuramente l’esperienza si accumula, le indicazioni sono più sicure, le certezze sono maggiori.
Il paziente al letto 5 è stato tracheostomizzato cinque giorni fa. L’altra notte ho finalmente avuto un’interazione con una persona e non con un corpo. La prima percezione è stata: insofferenza. Mi domando subito: e ora? Sono mascherata, non può vedere il mio viso, leggere le mie espressioni. Spero non sia sordo! Leggi tutto ““Ma la voce?””
Noi non ci arrenderemo
Da una infermiera di Pronto Soccorso.
Avevamo altre preoccupazioni, pensavamo a ferie, a week-end, alle cene, alle feste. Avevamo altri programmi, e non pensavamo alla bufera. Non pensavamo allo sconvolgimento delle nostre vite. Non pensavamo all’annullamento dei programmi di mesi. Siamo stati assaliti in poco, pochissimo tempo. Siamo stati travolti. Siamo stati presi alla sprovvista, perchè non ce l’aspettavamo, fisicamente ed emotivamente.
Abbiamo subito capito, già dai primi pazienti, che non sarebbe stato facile.
Non ci rimaneva che farci forza, unirci, fare squadra per farci carico della nuova situazione.
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E’ un inferno e non può ancora finire
Non riesco a dormire, non ho mai avuto problemi di sonno, penso sempre a tutti quelli che non ho potuto aiutare.
Ho dovuto scegliere chi salvare e chi no.
Ho avuto paura di morire anch’io.
È un mese che non vedo nessuno fuori dal lavoro compreso mio figlio e mia moglie. Leggi tutto “E’ un inferno e non può ancora finire”
Tempo ed esperienza
Sono un’infermiera che si trova da poco ad affrontare pazienti covid positivi in terapia intensiva. Fino ad un mese fa ero un’infermiera che aveva da sempre lavorato nei blocchi operatori di varie città, nessuna esperienza di rianimazione. Ecco, io sono una di quelle trasferite di reparto per fronteggiare questa situazione. Mi ritrovo in un ambiente nuovo, con delle colleghe esperte che poverine si trovano a dover lavorare con gente come me che si trova spaesata, a cui viene richiesto di essere il più indipendente possibile su terapie, pompe infusionali e gestione di questi pazienti. Leggi tutto “Tempo ed esperienza”
… ma poi crolli
Nell’immaginario mi piacerebbe avere mille mani e piedi e poter aiutare tutti e contemporaneamente, ma più spesso ci si trova a dover stilare delle priorità di intervento e “scelta” del pz a cui dare l’ultima cpap che hai a disposizione.
È massacrante fisicamente ma soprattutto emotivamente in quanto nessuna vita ha più valore di un’altra, ma ogni vita VALE. Leggi tutto “… ma poi crolli”
Non c’è mai un male che non sia un bene
Quando tutto questo si è scatenato, stavamo terminando la fase due del progetto intensiva 2.0 ed eravamo contenti delle modifiche di comunicazione che eravamo riusciti ad apportare. Una nuova sala d’accoglienza, la musicoterapia, tante lettere di stima, lo stupore negli occhi dei parenti per le attenzioni, una rianimazione semiaperta… Ora sembra un campo di battaglia dove la relazione con le famiglie è l’ultimo dei nostri pensieri. Eppure la voglia di comunicare non si è fermata. Grazie alla generosità della gente abbiamo acquisito dei tablet per permettere ai pazienti che si svegliano di “vedere” i propri cari. E piano piano i medici stanno capendo che è importante il mezzo anche per comunicare le notizie, vedere in faccia i parenti soprattutto quando si comunica la morte. Leggi tutto “Non c’è mai un male che non sia un bene”