Gli occhi dei pazienti

In questo periodo l’elemento che fa più male è la consapevolezza negli occhi dei pazienti. Durante questa seconda ondata quando gli comunichiamo dentro quel casco che verranno intubati, i loro occhi sanno già che quel tubo vuol dire solo una cosa: 50% di mortalità. Alcuni te lo comunicano con gli occhi, altri te lo gridano. Un paziente mi ha chiesto che giorno era perchè così avrebbe saputo che quello era il giorno della sua morte. Ho cercato di rinfrancarlo giurandogli che si sarebbe risvegliato ma sapendo in cuor mio che al 50% sarebbe stata una bugia. Dopo l’intubazione 3 giorni dopo si è risvegliato tracheostomizzato e ho scherzato con lui e sulla sua poca fede. Purtroppo dopo 4 giorni (aveva una seria cardiopatia ischemica) è deceduto di infarto. Da quel momento mi viene sempre più difficile farmi coraggio e comunicare con gli occhi a quei pazienti che bisogna credere anche a quel 50% in cui potranno essere presi in giro a vita per la loro titubanza.

Napoli: ufficiale (medico) e gentiluomo contro il coronavirus (da informazionesenzafiltro.it)

di Asmae Dachan da informazionesenzafiltro.it

Mani coperte dai guanti che accarezzano quelle di pazienti spaventati, la mascherina sul volto che lascia scoperti solo due grandi occhi chiari che parlano ai degenti quando non è possibile esprimersi con le parole, il camice bianco e la mimetica. Fabio Rispoli è un giovane dirigente medico anestesista-rianimatore del Policlinico Federico II di Napoli, nell’equipe del professor Servillo e Capitano medico del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana (CRI), impegnato da settimane tra Napoli e Roma nell’emergenza COVID-19. Di tempo libero ultimamente non ne ha più avuto, impegnato nella sua doppia veste contro quello che definisce un “nemico invisibile”, ma il modo di raccontare cosa accade dietro quelle porte, invalicabili persino per i famigliari delle persone ricoverate, riesce generosamente a trovarlo. È anche questo un suo modo di essere vicino agli altri, aiutando a capire, con tono pacato e un linguaggio semplice, una realtà che mai nessuno avrebbe potuto immaginare. Leggi tutto “Napoli: ufficiale (medico) e gentiluomo contro il coronavirus (da informazionesenzafiltro.it)”

Preferisco stare dentro e non fuori

Le mie sensazioni in stanza Covid? Sono chiusa in una bolla all’interno di un’altra bolla. Io non ho paura, mi sento molto protetta dai dispositivi in base a come ci hanno detto che si trasmette. Però ho molta difficoltà a concentrarmi, comunque i dispositivi limitano il tuo respiro, la tua parola, il tuo pensare, il tuo muoverti. Penso a mille cose quando sono bardata. A fare quello che devo fare sul paziente, a proteggere la collega nuova che è entrata con me che va presa per mano e a cui devi spiegare ogni cosa che facciamo, alle colleghe nuove che lavorano sul paziente accanto, che sono bravissime ma tu ti senti responsabile perché sei l’anziana e devi seguire anche loro affinché loro e il paziente siano in sicurezza. Leggi tutto “Preferisco stare dentro e non fuori”

Il mio hashtag è #io-non-mi-lamento

Quante Pasque ho passato distrattamente, seguendo le liturgie della settimana santa… ma con un occhio sempre attento al cellulare ed un pensiero sempre rivolto ad altro, disturbato e discontinuo? Tantissime.
Quest’anno sarà diverso, grazie don Paolo. La mia Pasqua è servizio.
È “consolazione” nel suo significato primitivo… stare con chi è solo, e fare servizio con sguardo rivolto all’altro in silenzio. Leggi tutto “Il mio hashtag è #io-non-mi-lamento”

Storie di ordinaria quarantena

Come stai, come va? Ti aiuto… ti faccio la spesa? Ti posso chiamare ogni tanto? Ti mando un bacino, ti penso sempre…
Un mare di affetto e di tenerezza inaspettata mi ha travolto con la freschezza di un onda spumeggiante.
Talmente tanto da non riuscire a fare nient’altro… sono commossa.
Isolata fisicamente ma non sola.
Come accade sempre nei momenti significativi della vita capisci che tipo di legame cementa il rapporto con chi ti sta vicino… parenti o amici.
Se è convenzione o facciata lo percepisci con chiarezza.
Chi ti vuole bene è adesso c’è. C’è come una certezza, come il sole che sorge ogni mattina. Leggi tutto “Storie di ordinaria quarantena”

Nessuna mano a sfiorarlo

Giuseppe è morto nella stanza di isolamento.
È morto di cancro ma con l’etichetta Covid 19 addosso, ha vissuto gli ultimi 11 lunghi giorni completamente da solo.
Lo scafandro, del personale sanitario, ha diviso il suo mondo dal nostro. Nessun volto, nessuno sguardo, nessuna mano lo ha sfiorato. Un silenzio perenne interrotto, solo ogni tanto, da una maschera di plastica bianca impersonale. Leggi tutto “Nessuna mano a sfiorarlo”

Riflessioni di un caro amico anestesista-rianimatore in attesa…

“Parlo solo ora e mi taccio. Tutti abbiamo paura. Anche io ho una madre di 89 anni con molte comorbilità. Se il virus la raggiunge è spacciata. Non voglio assolutamente ergermi a eroe e tanto meno mostrare una superiorità morale rispetto a chi in questo momento esprime preoccupazione e rivendica giustamente il diritto a lavorare in sicurezza. Ma voglio dirvi come sto vivendo io questi giorni interminabili in una atmosfera da “prima del diluvio”. Sono un essere umano con le mie paure e le mie debolezze. Ma sono anche un anestesista-rianimatore e ne sono fiero. E ho la consapevolezza che in un momento così drammatico da sembrare irreale, la vita di tante persone (non solo la mia, quella di mia moglie, quella di mia madre) dipenderà da quello che saprò fare, da quello che saprò dare, da quanto riuscirò a superare i limiti delle mie capacità. Leggi tutto “Riflessioni di un caro amico anestesista-rianimatore in attesa…”