L’elastico

Elastico.
Erskine, analista transazionale teorizza questo elemento che ha il potere di riportarti direttamente, come un flash back ad una certa emozione precedentemente provata, facendotela vivere con la stessa intensità del passato.
Questa mattina entro in ospedale, turno in TI No Covid – il peggio è passato-stanno smantellando i reparti Covid ovunque-siamo tutti molto felici eccetera – figurati, riaprono anche i negozi e mentre percorro il solito percorso intravedo in fondo al corridoio due operatori (chi si riconosce più con le tute?) che spingono una barella da trasporto salma.
E scatta l’elastico.
Mi ritrovo a due mesi fa, con quell’angoscia di morte, con quella paura per i miei, con l’ansia che cavolo è finito anche il propofol e ora come uso il tps, con la nausea per la tuta con quell’odore del tuo sudore misto alla plastica cinese. Leggi tutto “L’elastico”

Un viaggio dantesco

Tutto questo periodo lo paragono alla selva oscura!
Cosi come per Dante, affrontare il Covid, é stato, è, e sarà un viaggio che dobbiamo affrontare insieme al nostro Virgilio personale, incontrando tanti personaggi, passando per vari gironi infernali.
Mi sono ritrovata a trovare un piccolo Virgilio in ognuna delle persone che mi ha accompagnato in questo periodo: dal paziente al collega, dal familiare al conoscente, ritrovandomi, se pur sola fisicamente, a non sentirmi sola nell’affrontare i vari gironi.

Inizialmente fu:
“Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l’etterno dolore, per me si va nella perduta gente..
Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate”

E quando liti causate da paura e stress ormai sono divenute all’ordine del giorno:
“Non ragioniam di lor, ma guarda e passa”

E nell’apprendere che colleghi sono a casa in ferie forzate:
“Colui Che fece per viltà lo gran rifiuto.”

E ad ognuno di noi che si interrogava sul perché di ogni cosa, sul perché è accaduto tutto questo, sul perché dobbiamo lavorare così, sul perché dobbiamo fare delle scelte, sul perché della carenza di DPI… PERCHE’????:
“Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare.” Leggi tutto “Un viaggio dantesco”

Ciò che è difficile è lavorare e stare zitti

Sono un anestesista che non ha lavorato al fronte, ma nelle retrovie delle sale operatorie, dove sono arrivati dei pazienti da operare che erano positivi al CoVID. Qui il sistema sanitario crollava. Nessun protocollo, nessun percorso per pazienti infetti.confusione totale. Quello che mi spaventava non era e non è il virus, ma l’incompetenza dei nostri amministratori, sempre presenti sulla stampa, ma sempre assenti nei luoghi di lavoro e sempre pronti a scagliare la prima pietra contro i più deboli (vedi offese ai medici in formazione, trattati come untori). E’ facile fare video, foto, dichiarazioni pubbliche, ciò che è difficile è lavorare e stare zitti

Marzo 2020

Ho lo stesso nome di mio nonno, spero di averne lo stesso destino. Entrambi mandati in guerra: lui a 16 anni (classe 1899), io a 36 (classe 1983).
La guerra di trincea di cui mi parlava non è molto differente da quella che vedo in corsia: lontani dalle nostre famiglie, impreparati e con un nemico invisibile davanti.

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Vivo come se fossi lì con loro

Sono medico, anestesista rianimatore, ora dalla parte di chi deve stare a casa per limiti di età e condizioni famigliari. Guardo allo sforzo dei colleghi con rimpianto per non essere anch’io con loro; li osservo con compiacimento gratitudine orgoglio per quello che sanno fare, ma anche con un senso di colpevolezza per non essere in prima linea. Devo limitarmi ad un supporto a distanza fatto da varie manifestazioni di solidarietà (donazioni, chat, preghiera…) per loro che sono là: medici, infermieri, addetti alle pulizie ed alle pratiche amministrative, operatori dell’emergenza di tutti i settori. Leggi tutto “Vivo come se fossi lì con loro”

Piango, piango, piango

Piango, piango, piango.
Ricerco dentro di me il perché ogni giorno e la risposta è il dolore che ho dentro e non so come affrontare.
Sta risalendo dopo giorni di calma lavorativa e nervosismo domestico, sale e si riaffaccia improvvisamente a bussare e continua impassibile al sole che ti scalda o del cielo azzurro sopra la tua testa che ormai è andata chissà dove e vaga sperduta.
Ma ogni giorno riprende come un altro.

Quei ventilatori che sembrano mostri

Ciao, sono un’infermiera. Lavoro nel reparto di Malattie infettive, trasformato in parte in Terapia sub intensiva respiratoria, da tre mesi. La mia prima esperienza lavorativa in un ospedale.

Non guardo quasi mai la televisione. Quando torno da lavoro ho il rifiuto di sentire notizie sul covid19 e forse non ho nemmeno bisogno di sentirle.
Tutti i giorni sono stata a braccetto e ora per mano ai pazienti positivi. Non so i numeri precisi, ma so che sono tanti.
So che stanno male, che faticano ad emettere ogni singolo respiro, che sono costretti ad essere soli e abbandonati dalle loro famiglie, che lottano per la vita e spesso non ce la fanno, che spesso se ne vanno senza nè salutare nè vedere nessuno dei loro cari, che non riescono a bere nè mangiare e quando dopo settimane lo possono fare tossiscono dopo avere bevuto un sorso d’acqua perché il loro corpo non è più abituato e non immaginate come possano essere le loro labbra e come bevono e divorano quel bicchiere di latte quando stanno meglio. So che quei ventilatori a cui sono attaccati li tengono in vita ma per loro sembrano mostri. In parte hanno ragione. Leggi tutto “Quei ventilatori che sembrano mostri”

Il Covid ci ha segnato

Questo Covid ci manderà tutti al manicomio.
Non per la mole di lavoro, non per la paura di infettarsi, non per lo stress di dover lavorare con tute da palombari e mascherine da sub.
E’ la sofferenza delle persone e delle famiglie che ci resterà dentro.
La telefonata prima di essere intubato e portato in rianimazione, con tutti i “ti voglio bene” non detti durante tutta la vita.
Con tutte le promesse “ci vediamo tra qualche giorno”, con quel giorno che in realtà non arriverà mai.
E poi i videomessaggi dei nipotini per i loro nonni, zii, fatti ascoltare vicino all’orecchio di pazienti che fanno schizzare la pressione a 200. Leggi tutto “Il Covid ci ha segnato”

Che barba

Simbolo della quarantena …
Uhm … dipende … da che parte stai!
Sei a casa … che barba … ti cresce la barba.
Sei a lavoro … sei infermiere … hai sempre avuto la barba da che ti è cresciuta?
TI FAI LA BARBA
Inizio caos ti fai la barba, domani sono in turno, ti fai la barba … barba troppo corta spinge la mascherina su, … non va bene.
No … dai la lametta no!!!! Tutti i giorni … Nooo … dai!
Ok, tagliabarba a giorni cadenzati, il giusto per non far spingere la maschera ma per farla aderire …
Insomma che barba!!!!!!!!

Giochi di bambini

Mia figlia, 4 anni compiuti ad aprile, questa mattina dice di essere in ospedale: si è stesa su una poltrona, dove finge di essere svenuta perché “ha il coronavirus nella pancia”. Mi ha chiesto di fare da babysitter alla sua bambola (sua figlia Zoe) perché “è malata e non può stare con la sua bambina”.