Quei ventilatori che sembrano mostri

Ciao, sono un’infermiera. Lavoro nel reparto di Malattie infettive, trasformato in parte in Terapia sub intensiva respiratoria, da tre mesi. La mia prima esperienza lavorativa in un ospedale.

Non guardo quasi mai la televisione. Quando torno da lavoro ho il rifiuto di sentire notizie sul covid19 e forse non ho nemmeno bisogno di sentirle.
Tutti i giorni sono stata a braccetto e ora per mano ai pazienti positivi. Non so i numeri precisi, ma so che sono tanti.
So che stanno male, che faticano ad emettere ogni singolo respiro, che sono costretti ad essere soli e abbandonati dalle loro famiglie, che lottano per la vita e spesso non ce la fanno, che spesso se ne vanno senza nè salutare nè vedere nessuno dei loro cari, che non riescono a bere nè mangiare e quando dopo settimane lo possono fare tossiscono dopo avere bevuto un sorso d’acqua perché il loro corpo non è più abituato e non immaginate come possano essere le loro labbra e come bevono e divorano quel bicchiere di latte quando stanno meglio. So che quei ventilatori a cui sono attaccati li tengono in vita ma per loro sembrano mostri. In parte hanno ragione.
Il loro viso rinchiuso in un casco o in una maschera che comprime. So che cercano in noi operatori sanitari una consolazione, un aiuto, una speranza e che noi siamo lì anche per questo. So che le nostre giornate di lavoro non hanno più un orario e che corriamo nei corridoi perché sembra manchi il tempo di fare il necessario per i nostri pazienti.
So quello che fa un’equipe dentro ad un ospedale (sempre) soprattutto in un periodo come questo. Siamo stanchi, non riusciamo a dormire quando finalmente siamo nel letto, ma la voglia di andare a lavoro non passa.
Sono lontana da casa ormai da mesi, vivo sola, sto lavorando molto, ho la vita stravolta… non come avevo immaginato e penso che sia l’esperienza più bella e formativa della mia vita. È tosta, mi mancano tante cose ma non vorrei cambiare niente di questo percorso.

Il giorno dopo Pasquetta a casa ho acceso la televisione per mettere la musica e alla radio visione ho sentito che sono state sanzionate 14000 persone dalle forze dell’ordine, fermate per strada.
Ecco… io ho appena scritto che tutti gli effetti del coronavirus li sto vivendo in prima persona, li stringo per mano e ne sono orgogliosa. Tanti, quello che ho scritto sopra, ancora nemmeno se lo immaginano e a sentire queste cose alla televisione mi viene tanta tanta rabbia. Il RISPETTO dov’è? Per voi, per noi che lavoriamo e per tutti.
A tante persone io proporrei una gita nei reparti dell’ospedale. Quanto vorrei fosse possibile far rendere conto a tutti gli esterni cosa sta succedendo. Non so quanto gli servirebbe vedere: pochi minuti, qualche ora, qualche giorno. Chissà se a quel punto proverete una delle tante PAURE che si provano a stare là dentro.
Ah… io non ho paura di prendere il virus. Ho paura di essere portatrice e attaccarlo a qualcuno: vivo in casa sola e non vedo nessuno dei miei familiari e amici da mesi, se non i miei colleghi di lavoro.
Voglio tornare presto nella mia vera casa per riabbracciare chi mi sta aspettando e per vivere un pochino di spensieratezza che ora non posso avere.
Abbiate rispetto per voi e per tutti.
Vi prego, RIMANETE A CASA.

Un’infermiera.