Le mie sensazioni in stanza Covid? Sono chiusa in una bolla all’interno di un’altra bolla. Io non ho paura, mi sento molto protetta dai dispositivi in base a come ci hanno detto che si trasmette. Però ho molta difficoltà a concentrarmi, comunque i dispositivi limitano il tuo respiro, la tua parola, il tuo pensare, il tuo muoverti. Penso a mille cose quando sono bardata. A fare quello che devo fare sul paziente, a proteggere la collega nuova che è entrata con me che va presa per mano e a cui devi spiegare ogni cosa che facciamo, alle colleghe nuove che lavorano sul paziente accanto, che sono bravissime ma tu ti senti responsabile perché sei l’anziana e devi seguire anche loro affinché loro e il paziente siano in sicurezza. Leggi tutto “Preferisco stare dentro e non fuori”
I nostri occhi sono gli unici che vedono prima di morire
La cosa peggiore di questo momento non è lavorare e nemmeno lavorare con questa intensità che è tipica dei nostri luoghi… ma il non poter consegnare emotivamente le persone ai propri parenti.
Chi muore lo fa con noi e con le nostre lacrime… è come se ci avessero privato di poter piangere i nostri cari e di poter elaborare il dolore e il lutto!
Rimane tutto qui in queste stanze… senza che un urlo possa salire nel cielo.
Trovo questo alienante e allo stesso tempo crudele e incomprensibile! I nostri occhi sono gli unici che alcune persone vedranno prima di morire! Una grande responsabilità!
Il mio hashtag è #io-non-mi-lamento
Quante Pasque ho passato distrattamente, seguendo le liturgie della settimana santa… ma con un occhio sempre attento al cellulare ed un pensiero sempre rivolto ad altro, disturbato e discontinuo? Tantissime.
Quest’anno sarà diverso, grazie don Paolo. La mia Pasqua è servizio.
È “consolazione” nel suo significato primitivo… stare con chi è solo, e fare servizio con sguardo rivolto all’altro in silenzio. Leggi tutto “Il mio hashtag è #io-non-mi-lamento”
Storie di ordinaria quarantena
Come stai, come va? Ti aiuto… ti faccio la spesa? Ti posso chiamare ogni tanto? Ti mando un bacino, ti penso sempre…
Un mare di affetto e di tenerezza inaspettata mi ha travolto con la freschezza di un onda spumeggiante.
Talmente tanto da non riuscire a fare nient’altro… sono commossa.
Isolata fisicamente ma non sola.
Come accade sempre nei momenti significativi della vita capisci che tipo di legame cementa il rapporto con chi ti sta vicino… parenti o amici.
Se è convenzione o facciata lo percepisci con chiarezza.
Chi ti vuole bene è adesso c’è. C’è come una certezza, come il sole che sorge ogni mattina. Leggi tutto “Storie di ordinaria quarantena”
Nessuna mano a sfiorarlo
Giuseppe è morto nella stanza di isolamento.
È morto di cancro ma con l’etichetta Covid 19 addosso, ha vissuto gli ultimi 11 lunghi giorni completamente da solo.
Lo scafandro, del personale sanitario, ha diviso il suo mondo dal nostro. Nessun volto, nessuno sguardo, nessuna mano lo ha sfiorato. Un silenzio perenne interrotto, solo ogni tanto, da una maschera di plastica bianca impersonale. Leggi tutto “Nessuna mano a sfiorarlo”
Torniamo anche noi a casa
Ho cambiato reparto da circa 2 settimane. Adesso sono in una terapia intensiva – no covid sulla carta ma come ben sappiamo chiunque potrebbe diventare covid da un momento all’altro. Non ho alcuna esperienza in reparti del genere.
Una delle prime cose che ci ha detto la responsabile quando siamo stati chiamati per essere trasferiti era che di solito l’affiancamento dei neo assunti in quel reparto dura 3 mesi. Per noi non sarebbe stato possibile farlo data la situazione. Leggi tutto “Torniamo anche noi a casa”
Oggi abbiamo vinto noi
Oggi abbiamo vinto noi.
Dopo 23 giorni di “Sta desaturando”, di “Ho aumentato la PEEP”, di “Alziamo la FiO2”, di “Iniziamo con la noradrenalina in doppia concentrazione”, di “Proniamola”, di “Supiniamola”, di “Ha febbre”, di “Scala la noradrenalina”, di “Iniziamo il TNT”, di “Stoppa la sedazione”, di “Abbassiamo la FiO2”, di “L’hai già aspirata?”, di “Signora respiri!”, di “Mi faccia vedere la lingua!” – “Mi stringa la mano!”, di “Apra grande la bocca che le togliamo il tubo”, di “Dobbiamo fare la NIV”, di “Signora forza sta andando benissimo!”, di “Signora la mandiamo in reparto!”.
Oggi abbiamo vinto noi nelle nostre tute 4 taglie più grandi, senza identità per i nostri pazienti, sudati, con il triplo guanto, la mascherina, la doppia cuffia e la visiera, e una sete allucinante. Leggi tutto “Oggi abbiamo vinto noi”
Strappatemi
Strappatemi gli occhi da questo scempio
Strappatemi le orecchie dall’ansimar dell’ultimo respiro
Strappatemi le mani da questo gelido corpo
Strappatemi la parola non genera realtà se eco di carne immobile
Strappatemi questo cuor dall’angoscia
Strappatemi la morte da quest’anima che di veder soffrir più non può
Il virus resta fuori casa
Quando suona la sveglia, strappandomi dai sogni in cui tutto è normale, mi giro a contemplare la mia famiglia, ancora avvolta dalle setose braccia di Morfeo. Il piccolino, ignaro dell’ombra di morte che sta oscurando le nostre esistenze, stringe il suo peluche, mentre con una mano cerca la calda pelle della mamma. Lei dorme profondamente, con ancora impressa sul viso un’espressione di stanchezza. Ormai il pancione pesa, siamo agli sgoccioli, la fatica si fa sentire.
Distolgo lo sguardo, col cuore gonfio d’amore, inizia la routine.
Gusto ancora l’aroma amaro del caffè sulla lingua, mentre l’auto scivola silenziosa lungo le strade deserte. Sta albeggiando, i primi raggi di sole svelano le saracinesche chiuse, i parcheggi vuoti. In radio una canzone, intensa. Non so se sia lei o il freddo a farmi venire la pelle d’oca, ma il finestrino non lo alzo, no, la necessità di respirare a pieni polmoni l’aria fresca è più forte. Ci sarà tempo per sudare, soffocare.
Nei pressi dell’ospedale incrocio qualche auto, al volante i volti tesi, stanchi, dei colleghi. Dentro, sguardi bassi, qualche sorriso. Non servono saluti, parole, la silenziosa intesa come soldati che si danno il cambio di guardia al fronte basta per farci sentire uniti. Leggi tutto “Il virus resta fuori casa”
Un messaggio alla moglie
Ciao , volevo raccontarti una storia se vi va di leggerla. Non è nulla di eclatante, solo un frammento della vita in terapia intensiva.
Mi chiamo Laura e lavoro in terapia intensiva come infermiera. In una mattinata che scivola via come tante, tra mille cose da fare e a cui pensare mi capita di passare distrattamente davanti ad un signore anziano ricoverato. É li, tranquillo nel suo letto con il casco c pap in testa e lo sguardo un po’ smarrito di chi si trova solo e ovattato dal flusso di ossigeno continuo del casco che lo isola anche dai tanti rumori della Terapia Intensiva. Mentre passo mi fermo di fronte a lui e timidamente lo saluto facendo cenno con la mano. Lui mi guarda e mi sorride quasi stupito. Poi mi fa cenno di avvicinarmi. Leggi tutto “Un messaggio alla moglie”