Non so più chi sono

Sono un medico, un anestesista rianimatore. O almeno credevo di esserlo prima dell’arrivo del virus. Ne vengo da un passato di emergenza territoriale e medico di pronto soccorso.
25 anni passati a cercare di salvare il prossimo dalle lamiere di un’auto prima, da un arresto cardiaco poi. Ho intubato, defibrillato e massaggiato non so quante persone nella mia vita. Ho dovuto impersonare la morte centinaia di volte.
Ora il virus ha vinto la mia anima e la mia professione, portandoseli via. Dopo 40 giorni trascorsi a cercare di fare respirare esseri umani malati, condannandone a morte tanti non avendo i mezzi per cercare di salvarli tutti mi sento un gran vuoto dentro. Leggi tutto “Non so più chi sono”

Phone home

Di recente, e per caso, ho scoperto che la famosa frase “E.T. telefono casa” era  diversa se pronunciata nella lingua originale, è incredibile, non ci avevo mai pensato.
E quindi non è “E.T. telefono casa” ma “E.T. phone home” che si pronuncia it fon om, che suona diverso , molto diverso, sicuramente meglio, meno cacofonico con quelle t che in italiano si ripetono e si rafforzano.
e.t. phone home e.t. phone home e.t. phone home e.t. phone home e.t. phone home e.t. phone home

Phone home
Telefono casa

I nostri pazienti sono extraterrestri arrivati da chissà quale pianeta, da chissà quale galassia, dopo chissà quale viaggio, atterrati, precipitati nei nostri ospedali, nei nostri reparti, nelle nostre sale di terapia intensiva. Leggi tutto “Phone home”

Seppelliti con la terapia intensiva addosso

Sono un’infermiera, mi sono laureata a dicembre 2019. Ho cominciato con piccoli lavoretti: dai CEOD alla classica casa di riposo. Poi Azienda Zero ha emanato un avviso di reclutamento per l’emergenza Coronavirus, ho inviato la mia candidatura e… mi hanno chiamata! Tre giorni dopo ero a firmare il contratto e il giorno successivo sono approdata direttamente in rianimazione covid, senza affiancamento. Certo, qualche aiuto dai colleghi lo avevo ma ero stata lanciata nella mischia e dovevo darmi da fare. Neanche a dirlo, il primo turno avevo la tachicardia e un’ansia folle. Col passare dei turni, ho acquisito sicurezza nelle “manovre base”. Si poteva capire la frustrazione di tutti: assistenza infermieristica e medica continua, eppure non c’era margine di miglioramento e i pazienti stavano morendo. Leggi tutto “Seppelliti con la terapia intensiva addosso”

Andrà tutto bene?

Innanzi tutto detesto l’hastag #andràtuttobene. Tutto bene cosa? È già andato tutto male.
Vorrei prendere a schiaffi chi ha detto che andrà tutto bene. Persone morte SOLE, SENZA TIRARE IL FIATO, A CENTINAIA. Parenti a casa, soli, senza avere contatti, notizie. Noi al lavoro… terrorizzati. Malati che sembrano andare bene e dopo due ore si inchiodano e in 24 ore muoiono, senza che tu sia riuscito a fare niente. Terapie date a caso, dubbi su tutto. Anche su come ti chiami.
Andrà tutto bene cosa?

Non passa più

È passato solo un mese e mi sembrano invece passati sei mesi. I turni di notte non finiscono mai… Non arriva mai mattino. Ogni volta che guardo l’orologio pensando che sia passata un’ora, sono passati 5 minuti.
Continuo a chiedermi se quando tutto questo sarà finito vorrò ancora fare questo lavoro… O se ne sarò capace. Leggi tutto “Non passa più”

I nostri occhi sono gli unici che vedono prima di morire

La cosa peggiore di questo momento non è lavorare e nemmeno lavorare con questa intensità che è tipica dei nostri luoghi… ma il non poter consegnare emotivamente le persone ai propri parenti.
Chi muore lo fa con noi e con le nostre lacrime… è come se ci avessero privato di poter piangere i nostri cari e di poter elaborare il dolore e il lutto!
Rimane tutto qui in queste stanze… senza che un urlo possa salire nel cielo.
Trovo questo alienante e allo stesso tempo crudele e incomprensibile! I nostri occhi sono gli unici che alcune persone vedranno prima di morire! Una grande responsabilità!

Il mio hashtag è #io-non-mi-lamento

Quante Pasque ho passato distrattamente, seguendo le liturgie della settimana santa… ma con un occhio sempre attento al cellulare ed un pensiero sempre rivolto ad altro, disturbato e discontinuo? Tantissime.
Quest’anno sarà diverso, grazie don Paolo. La mia Pasqua è servizio.
È “consolazione” nel suo significato primitivo… stare con chi è solo, e fare servizio con sguardo rivolto all’altro in silenzio. Leggi tutto “Il mio hashtag è #io-non-mi-lamento”

Storie di ordinaria quarantena

Come stai, come va? Ti aiuto… ti faccio la spesa? Ti posso chiamare ogni tanto? Ti mando un bacino, ti penso sempre…
Un mare di affetto e di tenerezza inaspettata mi ha travolto con la freschezza di un onda spumeggiante.
Talmente tanto da non riuscire a fare nient’altro… sono commossa.
Isolata fisicamente ma non sola.
Come accade sempre nei momenti significativi della vita capisci che tipo di legame cementa il rapporto con chi ti sta vicino… parenti o amici.
Se è convenzione o facciata lo percepisci con chiarezza.
Chi ti vuole bene è adesso c’è. C’è come una certezza, come il sole che sorge ogni mattina. Leggi tutto “Storie di ordinaria quarantena”

Torniamo anche noi a casa

Ho cambiato reparto da circa 2 settimane. Adesso sono in una terapia intensiva – no covid sulla carta ma come ben sappiamo chiunque potrebbe diventare covid da un momento all’altro. Non ho alcuna esperienza in reparti del genere.
Una delle prime cose che ci ha detto la responsabile quando siamo stati chiamati per essere trasferiti era che di solito l’affiancamento dei neo assunti in quel reparto dura 3 mesi. Per noi non sarebbe stato possibile farlo data la situazione. Leggi tutto “Torniamo anche noi a casa”

Un pesce fuor d’acqua

Sono tornata a lavorare dopo più di un mese, forzatamente esclusa da questa battaglia a causa proprio di un’infezione da coronavirus. Sono stata proiettata in un mondo a me sconosciuto, i cui protagonisti sono i colleghi, gli infermieri, gli OSS, il personale delle pulizie che in questi 35 giorni di mia assenza non si sono mai risparmiati. Volti stanchi, sfiniti, provati…corpi che non si sono mai arresi alla fatica.
Ho girato per gli ambienti che non riconosco più, cercando di riappropriarmi della partecipazione alla nuova organizzazione. Un pesce fuori d’acqua, insomma. Leggi tutto “Un pesce fuor d’acqua”