Passato tutto questo, non ricorderò i turni massacranti o le notti insonni o la ginnastica coronarica quando sai di non poter intubare un paziente che avresti rianimato in qualsiasi altra situazione. Ricorderò solo gli occhi: gli occhi dei colleghi, degli infermieri, dei pazienti. Che ti guardano cercando le stesse conferme che cerchi tu nei loro.
Solo quelli, terribilmente bellissimi.
Siamo tutti sulla stessa barca
Ieri è arrivato da noi un paziente da un ospedale bergamasco.
53 anni, non conosciamo la sua storia.
Pronto Soccorso, Cpap, rianimazione ventilazione meccanica invasiva.
Chi lo ha accompagnato aveva solo un camice da sala operatoria mascherina chirurgica una visiera di quelle che compri al Brico per proteggere il viso quando tagli la siepe di casa. Leggi tutto “Siamo tutti sulla stessa barca”
Ora è proprio casa nostra nel pieno dell’incendio
Non so ancora bene cosa faccia più male, se vedere un così grande impegno umano e professionale che da scarsi risultati clinici, se vedere persone morire senza i propri cari accanto, se sentire i parenti di qualcuno spiegandogli come vada il proprio congiunto, o se stare in isolamento dai propri figli e dalle proprie famiglie…ho fatto numerose missioni umanitarie, ho vissuto situazioni simili…ma sempre con l’inconscia consapevolezza che sarei tornato a casa,dove tutto sarebbe stato più umano e “normale”. Ma ora che è proprio casa nostra nel pieno dell’incendio cambia tutto… Leggi tutto “Ora è proprio casa nostra nel pieno dell’incendio”
Sono fiero di essere un rianimatore
La prima cosa che vorrò fare al rientro di questa emergenza sarà riabbracciare la mia ragazza e la mia famiglia. Non le vedo da 20 giorni. Per non portare a casa questo schifo di virus ho preso una stanza in affitto alle spalle dell’ospedale […].
Una delle cose che stiamo imparando è il valore dell’amore, di un abbraccio, di un bacio, della famiglia. Troppo spesso stiamo accompagnando alla morte persone che avremmo voluto (e che in altri tempi avremmo potuto) curare per mancanza di risorse e per tenere posti letto intensivi per i malati più giovani o comunque con più possibilità di sopravvivenza. Leggi tutto “Sono fiero di essere un rianimatore”
Lettera dalla trincea (“Il Foglio”, 18 marzo 2020 )
L’esperienza di un medico dell’ospedale Sacco di Milano, tra i malati dove è scomparso perfino il lamento
DI AMEDEO CAPETTI*
Al direttore – Sono un medico della prima divisione di Malattie infettive dell’Ospedale Luigi Sacco di Milano, fino a ieri esperto di terapia antiretrovirale con 650 pazienti sieropositivi per Hiv, catapultato poi come tutti in reparto Covid.
Oggi ho un attimo di pausa e le scrivo per condividere i pensieri che mi affollavano la testa questa mattina mentre guidavo per venire in ospedale.
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