Lavoro come anestesista da tre anni, ho lavorato nell’emergenza per 6 e poi ho deciso di provare il concorso per il tempo indeterminato, mi sono quindi imbarcata in questa nuova avventura. Dopo tre anni di esperienza principalmente in sala operatoria è arrivata l’emergenza COVID-19 che ha comportato riscoprirmi medico rianimatore. Tutto difficile ma stimolante. il lavoro nei reparti COVID è faticoso, il paziente è fragile e in equilibrio precario tra la vita e la morte, sedato per la maggior parte del tempo, quando finalmente è pronto allo svezzamento, arriva la fase più delicata il risveglio…molti di loro si addormentano inconsapevoli di ciò che li attende, senza poter salutare i propri cari, senza sapere se si risveglieranno… e la maggior parte inconsapevoli del fatto che probabilmente al risveglio avranno un buco in gola… questo è il momento più delicato, il paziente è spaesato, solo, senza il conforto dei familiari, vede intorno a se solo persone mascherate da astronauti, lo sguardo è vuoto, la paura tanta. In questi momenti dobbiamo trovare la forza di sorridere talmente tanto bene da lasciar trasparire il nostro conforto anche attraverso le maschere ffp2 e ffp3, i nostri occhi devono essere capaci di trasmettere amore e coraggio anche attraverso le maschere che li coprono, le nostre mani devono riuscire a infondere calore e forza anche attraverso tre paia di guanti. E’ questa la cosa difficile, clinicamente è un paziente critico come ce ne sono molti, ma psicologicamente è una persona profondamente provata. la nostra bravura deve spesso essere espressa con la capacità empatica di comunicare.