Sono le 5 del mattino, sto per terminare l’ultima di 4 notti in Ria 1.
Fino a 10 giorni fa di Rianimazione ce n’era soltanto una. Ora sono diventate due e probabilmente ne aggiungeremo ancora.
Scrivo al PC della zona rossa, si respira poco, si suda molto. Muoversi nelle tute è complicato.
I monitor non suonano, ogni tanto qualche allarme dal ventilatore del letto 8, una donna di 70 anni circa, la prima paziente che sembra rispondere positivamente allo svezzamento. Tossisce.
In questo periodo è una rarità sentire uno dei nostri malati tossire. Quando tossiscono aumentiamo la sedazione, perchè si disadattano e precipitano dal punto di vista respiratorio. Ma lei sembra farcela, lei sarebbe il primo risultato positivo di una malattia di cui sappiamo poco niente, se non per quello che ci raccontano i colleghi lombardi grazie a quel ritardo che ci permette di giocare in anticipo.. Ora capisco quando li sentivo esprimere parole di speranza sul paziente 1. “Se non guarisce lui, sarà un duro colpo”.
Tante sono le emozioni in questi giorni, la stanchezza le accentua tutte. L’11 era il nostro anniversario, e lo abbiamo trascorso a parlare di lavoro, a guardarci negli occhi, a pensare e a piangerci un po’ su. Non lo definirei propriamente un festeggiamento.
I pensieri sono innumerevoli, riguardano i malati, i colleghi, la famiglia, lei.
Sono più che altro domande: “Dove metteremo altri letti? Ci arriveranno le tute, le mascherine? Come possiamo pronarli meglio? Come si sentiranno i colleghi? Come possiamo formare i nuovi velocemente e in modo sicuro? Mamma e papà? Vale? I nonni?”.
Oggi però alle domande non voglio cercare risposta.
Buonanotte.