Sono un’infermiere di Anestesia che lavora a […] da circa 1 anno e mezzo. Ed proprio da questo anno e mezzo che vorrei partire. Probabilmente 1 anno fa, non mi sarei immaginato una cosa simile. Manco ci pensavo a una roba del genere trovarmi una bel pomeriggio a dover correre per l’ospedale con una tuta che manco un’astronauta ad intubare uno dei tanti COVID, ed è lì che è cominciato tutto. Angoscia, strazio. Due su tante emozioni che ho provato. Quando ho scoperto che sono lucidi, che non perdevano coscienza, è stato terribile. Giorno 2 nuova chiamata, nuova corsa, nuova sudata. Andava già meglio, avevo capito il meccanismo, o almeno di questo ero convinto, fin quando poi, Il pz mi guarda e mi chiede se avrebbe rivisto la moglie. Non ho saputo rispondere. Ho capito che per me la cosa più difficile in quel momento è dare risposte. Potergli dire ci rivediamo tra un paio di giorni, o che so ANDRA’ TUTTO BENE.
E se poi non va tutto bene? E’ già capitato. Ormai è un mese che la cosa va avanti, l’ultimo qualche giorno fa, ma siamo arrivati tardi.
Li ho visti piangere un minuto prima di calare quel tubo in gola, li ho visti disperati fare una videochiamata qualche istante prima, quasi come fosse un estremo saluto. Li ho visti. Corrono veloci nei miei ricordi. Lo faranno per sempre.