Abbiamo combattuto quel nemico, purtroppo non sempre riuscendo a vincere

Mi ricordo bene quel giorno in cui si iniziò a parlare dei primi casi di Codogno, salì subito la mia preoccupazione. In poco tempo, come una furia, il covid prese il sopravvento e tra i nostri pazienti, in pronto soccorso, davvero in pochi risultavano negativi alla tac. Non dimenticherò mai quei corridoi stracolmi di persone: lo spazio non bastava mai, le barelle, le sedie in ogni dove, i pazienti che non respiravano, la coda delle ambulanze, le sirene dei codici rossi. Quei corridoi diventarono ben presto il nostro incubo peggiore, ed ancora adesso capita di sognarseli, perché a volte la notte ancora non si dorme. Il Covid segna e ha lasciato un brutto segno sia agli ammalati sia a chi prestava loro assistenza. Iniziammo poi anche noi infermieri, medici ed oss ad ammalarci, uno dopo l’altro. Quando iniziai io a stare male, dopo l’ennesimo brutto turno in pronto soccorso, mi provai la temperatura: 38,5. “Ecco, ci siamo” pensai. Le lacrime iniziarono a scendere, la paura mi sovrastò in un attimo. Io, che ero sempre stata così attenta: doppi, tripli guanti, tutona, cuffia, calzari, maschera ffp2. Sempre meticolosa nella vestizione ed ancora di più nella svestizione. Ma non era bastato, difatti esito del tampone positivo. Più di tre settimane a casa, ma grazie a Dio, ho sempre respirato da sola, al contrario di tanti miei pazienti. In quelle settimane provai a metabolizzare tutto quello che stava accadendo, ancora non volevo credere che fosse successo davvero, non potevo sopportare l’immagine di tutte quelle persone star male ed essere sole, lontane dai proprio cari. Non potevo accettare il ricordo impresso dei parenti che accompagnavano il proprio famigliare e che sulla porta del triage dovevano salutarlo, in pochi attimi, forse per l’ultima volta. Non potevo, ed ancora oggi non riesco ad accettare tutto ciò che questo dannato Covid ha provocato. Noi sanitari, vi assicuro, abbiamo dato il massimo, spesso con il nodo alla gola, con le lacrime agli occhi e con il cuore infranto. Abbiamo combattuto quel nemico, purtroppo non sempre riuscendo a vincere. Non capisco come possa esserci gente che continui a negare quello che è successo, quello che è stato è quello che continua ancora ad essere. Forse vi sarebbe bastato passare un minuto del vostro tempo al mio fianco, dentro al pronto soccorso, lungo quei corridoi, che non dimenticherò mai, fatti di sofferenza, pieni di rabbia, stracolmi di covid.