Gentilissimi, parlo a nome di tutto il gruppo della rianimazione 1 COVID dell’ IRCCS Policlinico San Donato di Milano di cui ne sono il referente.
Dopo l’ esperienza umana ricchissima, sebbene drammatica, di marzo ci risiamo.
Non abbiamo voluto come gruppo perdere il valore che quelle settimane, pesanti ma cariche di umanità, dolore, gioia, rapporti personali e professionali riscoperti nel sopore di una apparente monotona normalità ci ha donato.
Abbiamo riaperto da 2 settimane e non vogliamo perdere tempo nel riagganciare subito il rapporto con i famigliari dei nostri pazienti.
Questa pandemia ci ha insegnato innanzitutto che siamo dipendenti e fragili. Nella dipendenza siamo costretti ad affidarci agli altri.
Con questa lettera abbiamo voluto dare un segnale di speranza e di fiducia in questo affidarsi. Nessuno è solo.
Vogliamo sottolineare che il nostro lavoro diamo per scontato che lo facciamo bene, non da eroi ma da professionisti. Quello che invece abbiamo reimparato e su cui ci siamo rimessi in gioco da marzo è soprattutto quello per cui ci sentiamo di affermare che chi ci viene affidato deve trovare in noi uno di famiglia.
Nella prima fase dei ricoveri, dove le notizie vengono attese ore con angoscia e incertezza, l’ idea di dare dei punti di riferimento ai parenti dei pazienti ci è sembrato il modo migliore per aiutare a iniziare questo cammino che spesso è lungo e incerto.
E’ nato cosi il testo che allego e la relativa lettera allegata (che per altro contiene il link a Intensiva.it e vissuto.intensiva.it
Ho avuto grandi maestri frequentando il gruppo di Bioetica della SIAARTI e con cui dall’ inizio della pandemia mi sono confrontato più volte. Grazie al confronto è nato il desiderio di riportare la nostra terapia intensiva ad un livello “aperto” compatibilmente con le restrizioni di legge.
Vorremmo riavvicinare l’ umanità che abbonda ma che non fa notizia al tecnicismo che viene raccontato in televisione e che da solo non è sufficiente ad accompagnare i nostri malati e i loro famigliari soprattutto quando guarire diventa impossibile ma curare obbligatorio.
Grazie dell’ occasione che ci date.
“Pur nella drammaticità della situazione vi proponiamo questa lettera che vuole essere un pò la nostra presentazione che sostituisce quello che è il primo incontro tra il personale della nostra Terapia Intensiva e i famigliari dei nostri pazienti.
Come troverete indicato seguiranno differenti modi per cercare di conoscerci e tenerci in contatto”