SALVARE , CERCARE, RICONOSCERE CHI e CHE COSA in mezzo a questo inferno NON è INFERNO

La coordinatrice per il Supporto Psicologico per la provincia di Pesaro-URBINO del Gruppo GORES (Regione Marche-Asur) a nome degli psicologi istituzionali e volontari che hanno prestato il loro servizio in rete attraverso il numero verde regionale per supportare psicologicamente la popolazione di questa provincia, restituisce così il lavoro svolto nei mesi di marzo e aprile:

Con queste mie parole volevo ringraziare tutte le famiglie della provincia di Pesaro-Urbino che ci hanno fatto entrare con la nostra voce nelle loro case accogliendoci con il calore e le forze rimaste

GRAZIE

perché ci avete fatto entrare nelle vostre case, preparandoci un POSTO, anche quando il pranzo era stato interrotto e non eravate pronti per l’ospite senza esserci potuti vestire, con tutto a soqquadro fuori e dentro noi, con la voce rotta in gola dalla tosse, nonostante la febbre e la spossatezza che non vi faceva stare in piedi e il non poter più assaporare ed odorare, nonostante l’angoscia di sentirsi morire con il pianto soffocato. Leggi tutto “SALVARE , CERCARE, RICONOSCERE CHI e CHE COSA in mezzo a questo inferno NON è INFERNO”

Gli occhi, quelli pure si riconoscono

La mattina del 10 marzo, nella sala d’attesa del day surgery oculistico si ritrovano sette anestesisti. Lavoriamo nella casa di cura più grande della regione Marche. L’epidemia ha rottogli argini, gli ospedali pubblici non bastano più e anche a noi tocca affrontare il “mostro”.
Ci chiedono di allestire 8 posti di terapia sub-intensiva ( che dopo pochi giorni diventeranno 15). Come responsabile del servizio chiedo la disponibilità dei colleghi. Nessuno si tira indietro e visto che sono tutti libero professionisti avrebbero potuto farlo.
Ci organizziamo per turni, schemi di terapia, di cui abbiamo solo vaghe indicazioni, esami di routine, esami diagnostici. Usciamo insieme per un caffè al bar della clinica, che per oltre due mesi sarebbe stato l’ultimo.
Comincia l’attesa dell’arrivo dei pazienti. Leggi tutto “Gli occhi, quelli pure si riconoscono”

Non siamo eroi

Io non condivido l’entusiasmo di sentirsi eroi. Abbiamo fatto e facciamo il nostro lavoro che ci porta a vivere in mezzo alla sofferenza.
Lo abbiamo scelto.
I parenti al telefono dicevano “siete degli eroi ce la farete a salvare mamma” poi mamma moriva.
Molti anziani disorientati, spaventati,
cercavano qualcuno che gli facesse compagnia….con il viso piagato dalle maschere facciali per la ventilazione non invasiva ti prendevano la mano e non la lasciavano più.
Avrei voluto stargli più vicino fargli coraggio ma come lui ce ne erano molti altri. Come medico non mi sento di aver svolto bene il mio lavoro e di essermi preso cura del malato.

Una poesia

29Le stanze svuotate,
arieggiate al sole
come in uno stinto sanatorio
[di montagna.
A lungo ho pianto
su questi luoghi
che mai avrei
[immaginato.
Mi appoggerei volentieri
ora
ad un muretto a secco
di un paese a meridione,
dove la solitudine si fa
[cenere
ed io potrei non essere più
[come prima.