Dati mancanti

I nostri pazienti li abbiamo conosciuti soprattutto attraverso i loro referti: diari clinici, verbali di PS, esiti degli esami… Come specializzande in Anestesia e Rianimazione all’inizio del percorso di formazione, il nostro compito in questa emergenza è stato soprattutto quello di raccogliere i dati dei pazienti Covid ricoverati in terapia intensiva.

Un frammento alla volta abbiamo cercato di ricostruire le tappe della loro battaglia contro il virus. Un lavoro lungo, perché lunga e indescrivibilmente faticosa la battaglia che questi pazienti hanno dovuto combattere. Il nostro modo di essere al loro fianco è stato quello di essere il più scrupolose possibile nel raccogliere tutti i dati che la scheda del progetto di ricerca richiedeva. Non volevamo farci sfuggire niente: da questi dati poteva arrivare un contributo per l’identificazione di una cura. Era necessario fare in fretta. Corri, domanda, telefona, controlla… scartabella in tutte le vecchie visite, confidando che un infettivologo o un cardiologo (sono precisi loro) avesse specificato nel referto proprio quel dato.

Ne abbiamo recuperati tanti di dati mancanti e ogni informazione in più è stato l’inizio di una storia nella storia: un nostro paziente un paio di mesi prima del ricovero aveva fatto una visita oncologica, era stato dichiarato guarito dal cancro con controllo tra sei mesi. Non ci potrà andare: non siamo riusciti ad aiutarlo in questa sua nuova battaglia. L’oncologo che lo seguiva probabilmente questo dato ancora non lo ha.

Storie di battaglie che sono storie di vita: possiamo davvero riassumerle con dei dati numerici? Alla scienza tocca il compito di indagare, selezionare e incasellare per capire come aiutare. Alla vita il compito di ricordare che siamo più dell’essere le cifre di una emergenza, più dell’essere i numeri di una malattia.

In reparto i nostri pazienti li abbiamo visti sempre sedati e attaccati a un ventilatore. I lineamenti del volto alterati dalle tante pronazioni. Com’era il loro volto prima, quando stavano bene? Ci manca questo dato.
Lo abbiamo ricercato alla sera quando ci avviavamo al parcheggio: controllavamo sempre i cartelli mortuari alla ricerca dei nomi dei nostri pazienti. In alcuni cartelli c’era la foto: il volto sereno e sorridente di una qualche occasione speciale. È questo il dato corretto.

Cosa succede se non si recuperano tutti i dati? Noi non potevamo chiudere la scheda raccolta dati se non avevamo il dato dell’altezza. Semplicemente l’altezza. Ma quali e quanti sono i dati mancanti per le famiglie? Una moglie, un figlio, un nipote che non sono potuti stare vicino al loro caro nei momenti finali della sua vita, come possono “chiudere” il loro lutto?

Vorremmo poter restituire alle famiglie quei dati mancanti per loro così importanti, quelli che segnano la fine di una storia. Possiamo intanto dare loro un dato certo: tutti noi abbiamo avuto grande cura dei loro cari in ogni istante della battaglia, soprattutto in quelli finali. Ogni storia è custodita e non andrà dimenticata.

RIMINI