Che strano! Io che mi ero dato come obiettivo “ultimo” del mio fine carriera da rianimatore quello di avviare una cosi’ detta Terapia Intensiva Aperta, mi ritrovo, ora, a tentare di gestire una Terapia Intensiva che proprio di aperto non ha nulla! Provvisori ospiti in un meraviglioso e umano reparto di Malattie Infettive, con persone malate lontano dai propri parenti, isolati, e noi tutti chiusi nel proprio “scafandro” avvolti da questa atmosfera cosi’ ovattata e strana.
Eppure mai come ora incredibilmente le dinamiche umane e naturali di rabbia, sconforto, paura, ragionevole ricerca del “proprio interesse” hanno lasciato il passo, come d’incanto, ad un volersi dare, spendersi per l’altro esaltando quello che anticamente si chiamava prendersi cura della persona malata.
Il CoViD ha fatto saltare tutti i meccanismi dell’orario, del fare giusto il proprio dovere, lasciando spazio allo spendersi per una sfida più grande di noi, più grande del nostro sapere, più grande del nostro essere operatori nel campo della salute, permettendo, così la riscoperta di una compagnia solidale mai preventivata, di una carità imprevista e di una faticosa gioia di servire chi soffre.