Mi trovo nuovamente travolta da una realtà che non so’ se riuscirò a fronteggiare come la prima volta, una famiglia da gestire da sola, un marito assente preso dalla sua sfrenata carriera, mai a casa neppure di fronte ad un momento tragico da sopportare per noi Anestesisti/Rianimarori, per sua moglie.
Un sorriso da portare a casa sempre per la serenità che devo comunque dare alle mie bimbe nonostante il disagio e la solitudine che sento dentro alienata da ore di lavoro senza sosta confinata in quelle tute che mi imprigionano e fanno mancare il respiro.
E ora mi trovo a dover fronteggiare tutto da sola perché lui non c’è più il mio amato Primario che con passione e gioia mi aveva sempre sostenuto realizzando insieme tanti progetti. I suoi occhi mi guardano dall’alto ma non riesco a trovare la forza di reagire lui ha deciso di farla finita un giorno ad Agosto è ancora non me ne faccio una ragione, poco dopo la fine della prima ondata.
Senza motivo forse si trascinava dietro la stanchezza della pandemia che ci aveva travolto la prima volta. Ci incoraggiavamo a vicenda. Ma forse non ho fatto abbastanza non mi sono accorta che stava così male. Ed ora mi trovo qui a piangerlo sentendomi sola e non sapendo dove trovare la forza per fronteggiare questa nuova tragica esperienza. Troppo poco e’ il tempo trascorso tutto troppo in fretta un epilogo tragico che non mi sarei mai aspettata dal mio grande capo quello che c’era sempre e non ci abbandonava mai. Troppo emozioni troppi strappi uno strazio pensare a ciò che ci circonda.
Teniamo strette le cose importanti, le persone che ci fanno sentire a casa quando ti trovi disorientato e perso.
Lui mi aveva insegnato che in Rianimazione dobbiamo dare noi il colore come fossimo artisti, dobbiamo trovare le emozioni negli sguardi che ci regalano i pazienti, nei sorrisi dei loro familiari con cui siamo diventati complici. Non diamo mai niente per scontato combattiamo sempre perché la partita non è ancora persa. Ogni vita ha il suo valore e dobbiamo fare di tutto per difenderla.
Non abbandoniamo i parenti cerchiamo di donare loro un sorriso e non siamo troppo duri con loro diamo sempre un’ultima speranza. Ecco questo era quello che mi insegnava avendomi preso per mano ogni giorno in quel bellissimo percorso di strade che si intrecciano dentro storie spesso tragiche. Il progetto Intensiva 2.0 che mi aveva affidato lo aveva entusiasmato ed andava fiero dei poster ricevuti che avevo conquistato dopo lunghi inserimenti di dati tutto svolto da sola perché nessuno ne trovava il tempo. Ma tutto ciò mi ha arricchito e gli ho regalato una gioia forse una delle ultime legato al suo lavoro che amava tanto. Perché l’abbia fatto non lo so’ spero ci protegga da lassù.
Grazie Anche da parte sua a tutto lo staff e in particolare a chi guida questo splendido progetto.