Giorni che si ripetono, sembrano la copia del precedente e forse non sento neanche più la fatica perché non finisce mai la sensazione di vuoto che ho dentro.
Un vuoto che si legge nei miei occhi ma che vedo anche in quelli dei miei colleghi medici ed infermieri.
Sono un medico rianimatore, una donna, una mamma, ma da un po’ di tempo, che non so neanche più quantificare, mi sento un soldato che ogni mattina va al fronte, senza manie di grandezza, senza voglia di emergere, senza quasi piu speranza di comprendere quello che sta succedendo.
Ho visto colleghi cambiare, essere quasi prepotenti nelle decisioni, e altri mettersi in gioco con generosità, ho visto disturbi psicologici di ogni genere in seguito allo stress di questi giorni che mi hanno fatto riflettere sulla vera natura di ognuno di noi.
Per quanto mi riguarda l’unica cosa che mi fa andare avanti è l’amore per il mio lavoro e per l’umanità in genere e per i nostri pazienti.
Sento che non sarò mai più come prima e non riuscirò a perdonare alcuni comportamenti, mancanza di cura nei confronti dei colleghi.
Si parla continuamente di eroi, di sacrifici e dedizione al lavoro ma ovviamente non si parla di chi in questa situazione ha individuato una occasione per mettersi in mostra, per prendere decisioni senza una dialettica e confronto che nel nostro lavoro e’fondamentale.
Mi rimarrà la sensazione di solitudine, di vuoto e delusione.