Natale 2020.
…il mio pianto è per voi, infermieri e operatori per la salute: tutti. “Eroi”, “angeli” in primavera, “untori” e da aggredire, già in autunno; con la tragedia montante, ampiamente prevedibile, peggiore della prima, ma troppo ignorata con supponenza ed insofferenza.
Troppa parte di questo paese non vi merita.
Gli avete salvato la vita, con amore e dedizione; vi siete reinventati tecnici, facchini e factotum per rivoltare gli ospedali come calzini e prendervi cura di tutti per quanto possibile umanamente. Avete buttato l’orologio e offerto disponibilità totale.
Riconoscimenti solo orali, tardivi e di breve durata. In molti casi, proprio retorici.
Avete stravolto i vostri corpi, le vite vostre e dei vostri affetti, nel terrore della morte e, fuori, non si intende rinunciare all’aperitivo e si snobba quel po’ di mascherina.
Il mio pianto è per voi, per le vostre lacrime sui morti per cui avete lottato e che avete accompagnato; per il vostro struggimento. Per essere costretti a constatare amaramente – qua fuori – tanta voluta ignoranza della sofferenza umana e tanto, troppo, irresponsabile rischio.
Il mio pianto è per i poveri morti nella solitudine a causa di un sistema sanitario, universalistico, ma picconato dalla insipienza, dalla superficialità, dal disprezzo aprioristico, continuo e pigro dei più.
Adesso altri infermieri servirebbero e, guarda caso, non ci sono; …i respiratori non sono alimentati solo dalla corrente elettrica e il posto-letto non è solo un luogo…
Il mio pianto è per voi, infermieri e operatori che siete morti per prendervi cura di sconosciuti.
La speranza di futuro può fondarsi solo in coloro che credono nel prendersi cura degli altri.
Infermieri e operatori per la salute tutti, questo Natale siete voi. Grazie.
Non abbandonateci.
Esseri umani che si prendono cura come meglio riescono di altri esseri umani
Fine Aprile, turno di guardia in Terapia Intensiva COVID.
Sono rimasti pochissimi pazienti ormai (per fortuna!…incrociamo le dita?…) così quando durante il solito giro pomeridiano di telefonate ai parenti la figlia di un paziente mi chiede di poter fare una videochiamata con il padre, invece di chiedere all’infermiera di farlo prendo io il tablet della Rianimazione e la chiamo. Ho tempo, posso permettermelo.
Squilla. Risponde. La vedo. Per la prima volta posso dare un volto a quella voce che tante volte ha ascoltato preoccupata dall’altro capo del telefono la mia che le comunicava notizie spesso difficili da digerire…”signora, suo padre ancora non si sveglia”-“signora mi dispiace ma suo padre oggi è peggiorato 29di nuovo”-“signora suo padre ha preso un’altra infezione”… Leggi tutto “Esseri umani che si prendono cura come meglio riescono di altri esseri umani”
Non c’è mai un male che non sia un bene
Quando tutto questo si è scatenato, stavamo terminando la fase due del progetto intensiva 2.0 ed eravamo contenti delle modifiche di comunicazione che eravamo riusciti ad apportare. Una nuova sala d’accoglienza, la musicoterapia, tante lettere di stima, lo stupore negli occhi dei parenti per le attenzioni, una rianimazione semiaperta… Ora sembra un campo di battaglia dove la relazione con le famiglie è l’ultimo dei nostri pensieri. Eppure la voglia di comunicare non si è fermata. Grazie alla generosità della gente abbiamo acquisito dei tablet per permettere ai pazienti che si svegliano di “vedere” i propri cari. E piano piano i medici stanno capendo che è importante il mezzo anche per comunicare le notizie, vedere in faccia i parenti soprattutto quando si comunica la morte. Leggi tutto “Non c’è mai un male che non sia un bene”